PEZZI DI SOUVENIR: «I MURI SONO SQUASSATI E BUCATI DALLE PALLE DI CANNONE». 4a pubblicazione.

“[…] Quattro batterie d’artiglieria fulminarono il villaggio […]. Trincerati nelle case e nelle chiese di Medole, di Solferino e di Cavriana […] ritornano alla carica e penetrano in quella chiesa […]. La chiesa di San Martino, la Contracania, parecchie masserie, cadono in mano dei Piemontesi […]. I villaggi strappati al nemico casa dopo casa, masseria dopo masseria […] le porte, le finestre, le corti non sono altro più che un’orrenda mischia di sgozzamenti […]. I villaggi sono deserti, e portan le tracce del guasto della fucilata, dei razzi, delle bombe, delle granate e degli obici; i muri sono squassati e bucati dalle palle di cannone che vi hanno aperte larghe brecce; le case sono foracchiate, piene di screpolature, deteriorate […].” 
“[…] Ambulanze volanti in molte masserie, in case, in chiese e conventi de’ dintorni […]. Chiese, conventi, case, piazze pubbliche, cortili, vie, passeggi, tutto è convertito in ambulanze provvisorie […].  La chiesa, il convento e la caserma San Luigi, la chiesa dei Cappuccini la caserma della gendarmeria, come anche la chiesa Maggiore, quella di S. Giuseppe, di Santa Rosalia sono gremite di feriti […]. In una delle chiese di Castiglione cinquecento soldati vi sono stivati, ed un centinaio almeno ancora sovra la paglia davanti alla chiesa […]. Nel cimitero di questo villaggio, il suolo è coperto di squarci di vesti imbrattati di sangue, come pure di mucchi d’armi spezzate […]. Questa città, così graziosa e pittoresca, è trasformata in un immenso ospitale: le sue due cattedrali, le sue chiese, i suoi palazzi, i suoi conventi, i suoi collegi, le sue caserme, in una parola tutti i suoi edifici sono ingombrati dalle vittime di Solferino […]. L’antica basilica chiamata il Duomo vecchio o la Rotonda, colle sue due cappelle, contiene un migliaio di feriti […]. Le medesime scene accadono nella nuova cattedrale, magnifico tempio in marmo bianco, dalla vasta cupola, dove sono agglomerate centinaia di feriti […].”
[Jean Henri Dunant, Un souvenir de Solferino, 1862].
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